Il coraggio del cambiamento

Il cambiamento richiede coraggio ed io non sono forse particolarmente coraggiosa… non lo sono.

Diciamo che ho affrontato e affronto la vita come posso, per quanto mi è permesso da ciò che sono.

Però cerco e affronto il cambiamento proprio per questo; perché se un limite esiste e ci rende inquieti, quello va superato, io penso.

E se va superato si deve mettersi nelle condizioni per poterlo superare.

In poche parole è necessario mettersi in gioco, nonostante le insicurezze, le paure, i dubbi e anche se si va incontro a ciò che ancora non si sa, non si conosce.

E allora io cambio, spesso; lo faccio tutte le volte che giungo al punto in cui sento che nel mio quotidiano c’è qualche cosa di eccessivamente ripetitivo, routinario… in poche parole quando sento che ho bisogno d’altro, che quello che sono diventata e che vivo non mi basta più.

Penso sia una condizione comune, questa.

Ci sono però degli ambiti nei quali non è sufficiente avere il coraggio di buttarsi; sono quelli che oltre al coraggio o non coraggio che ci è proprio, o che in qualche modo riusciamo a trovare o a non trovare, richiede anche il coraggio di qualcun altro.

Ecco, noi possiamo avere il coraggio che serve a noi stessi per darci un senso, per crescere un po’ di più, per metterci alla prova, io penso… o meglio, lo possiamo cercare e forse trovare.

Ma come possiamo trovare il coraggio che serve agli altri? E se anche conoscessimo un modo, come potremmo fare in modo che il nostro coraggio basti anche per loro? Se c’è un modo, confesso, io non lo conosco. Ma vorrei tanto, conoscerlo.

31 pensieri su “Il coraggio del cambiamento

  1. È una domanda molto bella. Per quanto mi riguarda credo che possiamo lavorare solo sul nostro. In particolare sul coraggio di cercare e comunicare la verità di ciò che sentiamo. Farlo mi sembra l’unico gesto di fiducia possibile nel coraggio dell’altro.

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        1. Distinguere? No, nemmeno io so distinguere… solo che a volte lo si “sente”… che ci si può fidare, voglio dire. Anche se non si sa bene perché. A me capita, ma rarissimamente. Forse in realtà mi è capitato una o due volte, son sincera. Però quando mi capita mi sento felice… a lungo… tanto che stento a crederci. 😀

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  2. Io penso che non ci sia un vero modo, perché noi possiamo decidere solo delle nostre azioni. Tuttavia, se con l’altro c’è una buona possibilità di comunicare ed esiste fiducia reciproca, si può provare a parlarne con sincerità, poi, ripeto, la sua parte, se è disposto, la deve fare lui, come noi dobbiamo fare la nostra.

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    1. Tutti dovremmo fare la nostra parte, è giusto. Accade però, non so come, che proprio per fare la nostra parte occorre avere quel coraggio che non tutti hanno. Se esiste fiducia reciproca, io credo, siamo già oltre; nel senso che quando c’è fiducia, il coraggio si trova. Forse il punto focale è la fiducia, in effetti, non il coraggio.

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    1. Sì, penso anch’io che questo sia vero. E in tal senso è necessario che ognuno offra all’altro un cambiamento in positivo di sé stesso… o che almeno ci provi. Il condizionamento reciproco richiede il prendersi una certa responsabilità in tal senso. Ma penso anche che l’altro possa essere uno stimolo di crescita che a volte è più faticoso e difficile maturare da soli. Forse esagero con l’ottimismo, ma credo che le relazioni umane dovrebbero poggiare su una presa di posizione di questo tipo.

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  3. il cambiamento è una delle cose che trova più resistenza nelle persone, ma questo processo di continua trasformazione è necessario, e quando riusciamo a vincere questa tendenza a resistergli, ne usciamo più arricchiti, e meglio predisposti a mio avviso, nei confronti di noi stessi e degli altri.

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    1. Sì, Massimo, la penso anch’io come te. Tutto ciò che richiede impegno e l’affrontare l’inevitabile disagio uscendo dagli schemi del quotidiano porta a crescere. Questo l’ho sperimentato nel tempo. Per questo anch’io il cambiamento lo vivo come un’opportunità, una sfida da vincere.

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  4. Il cambiamento e’ difficile, fa paura. Anni fa ho fatto i bagagli e sono partita per Londra. Mi ci e’ voluta una situazione disastrosa e il desiderio di ricominciare da zero per avere il coraggio di rompere il cordone ombelicale che mi teneva legata alla mia vecchia vita. Altrimenti non so se ci sarei riuscita…

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    1. Spesso è il disagio, la difficoltà che spinge a cambiare. Non vorrei sembrare eccessiva, ma vista in quest’ottica se non dovessimo confrontarci quotidianamente con situazioni difficili, forse non saremmo spinti alla crescita, a migliorarci. Paradossalmente crescita e miglioramento trovano terra fertile nelle situazioni peggiori. Questo fatto potrebbe aiutare a ridimensionare i problemi.

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  5. l’unica è il contagio, contagiare l’altro col proprio entusiasmo. Ma attenzione a non forzare le cose, occorre che l’altro assimili, se si limita a subire, allora il danno è inevitabile.
    Chissà come si comporterebbe l’urogallo! probabilmente il problema non lo tocca, chè a quel che ne so è un uccello piuttosto solitario.
    ml

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  6. Il contagio dici? Difficile. Molto difficile, a meno che non si condivida una passione già presente e forse in parte latente che non aspetta altro che venir riscoperta. L’urogallo non è decifrabile e sì, è comprensibilmente, condivisibilmente (mi si passi il termine) solitario. L’urogallo è come una di quelle antiche civiltà che avevano capito tutto, ma che non ci hanno lasciato nulla di scritto.

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    1. Non so se è vero, vikibaum… che non abbiamo potere sui cambiamenti altrui, intendo. Basti pensare quanto noi tutti siamo condizionabili. Quanto ci facciamo deprimere da un telegiornale, ad esempio, o quanto uno spot pubblicitario possa indirizzare un nostro acquisto, o come l’ insistenza dai media nel proporre un modello di vita anziché un altro interferisca più o meno consciamente con le nostre scelte quotidiane. Se così non fosse, se tutti davvero fossimo talmente consapevoli di noi stessi da non rischiare mai alcun condizionamento, allora penso che la specie umana avrebbe ormai raggiunto il massimo grado di evoluzione. Invece, mi spiace dirlo, ma da quello che vedo in giro non mi pare proprio che siamo a questi livelli… tutt’altro. Ciao.

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      1. beh in questo senso hai ragione tu, i media e il loro condizionamento. Ma lì ci sono tecniche ben studiate per anestetizzare le masse…io intendevo noi singoli verso altri singoli, esempio: gli uomini si lamentano sempre che le donne cercano di cambiarli, ovviamente senza riuscirci…quasi mai intendo 🙂

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        1. Credo in tutta onestà che sia che si tratti di uomini che di donne, nessuno dovrebbe tentare di cambiare l’altro. Se non ci riescono va benissimo così, perché ognuno ha il diritto di essere com’è e se cambiamento deve esserci allora quello deve avvenire spontaneamente. Il condizionamento a parer mio non è un granché, quasi mai, mentre la consapevolezza necessaria per poter decidere di se stessi, trovo sia una grande cosa. Certo bisogna arrivarci ed il mondo in cui viviamo non è che ci permetta di allenarci molto in tal senso. Per questo dico che anche i condizionamenti più generali influiscono. Ma forse sta cosa l’avevo già detta… mi scuso se mi ripeto.

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  7. Ci sono persone che possono essere nutrite dal coraggio altrui. Dall’entusiasmo e dalla diffusione della bellezza. Altre no. (secondo me). Ciao. Ben venuta dalle mie parti!

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    1. Forse la bellezza raggiunge chi è disposto ad accoglierla e per essere disposti ad accoglierla bisogna essere pronti a riconoscerla. E’ una condizione soggettiva, questa… dipende dalle esperienze pregresse di ognuno, dalla sensibilità che si è disposti a mettere in campo e da una serie di altri fattori che nemmeno so spiegare. In tal senso condivido il tuo pensiero, Cronologia. Felice di averti trovata.

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  8. Le seul pouvoir que j’ais utilisé et que j’utilise envers les autres, est de ” Dédramatiser “, des fois c’est vrai il faut un peux de courage, car certaines situation ne s’y prête pas, mais compatir en souriant, est toujours mieux qu’en pleurant …!!!

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        1. Laurent, se mi dici così mi spavento! La parola perfezione nel caso specifico della sottoscritta ritengo sia un tantino esagerata, ma mi prendo il complimento e lo metto qui sul comodino; lo contemplerò negli innumerevoli momenti in cui avrò bisogno di recuperare un po’ di autostima. Sei gentile, grazie!

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  9. Si, sono sicuro che si può e a volte si deve avere coraggio anche per gli altri. Ma quelli a cui teniamo, quelli di cui conosciamo le fragilità, ed anche la possibilità di schiodarli… insomma quelli che uno spiraglio lo lasciano aperto perché, se no, meglio cambiare aria!

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    1. Se lasciano aperto uno spiraglio e noi li conosciamo abbastanza bene da capire veramente, ma veramente, se quello spiraglio è una richiesta d’aiuto o un legittimo momento d’incertezza, credo che si possa agire come proponi, Giomag. Ma il rischio di essere invadenti e di oltrepassare il limite esiste, sempre. Meglio andarci cauti. E se lo spiraglio lo chiudono, magari è solo perché se la vogliono sbrogliare da soli, come è giusto che sia. Le scelte che prendiamo per noi stessi sono tanto più efficaci quanto più sono consapevoli. Le interferenze esterne non sono sempre buona cosa. Certo, per chi sta a guardare può non essere facile, ma è così che va. Ritornando al post, e dopo lunga meditazione, credo di essere arrivata alla conclusione che il massimo che possiamo fare è esserci… per l’altro intendo. A prescindere dalle scelte che intende fare.Il cambiamento a molti non piace, non ci trovano nulla di invitante… e questo va rispettato. Per fortuna non siamo tutti uguali.

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  10. Mi vien da pensare a un ospite che ti arriva in casa e vuole cambiarti la disposizione dei mobili. Non ti migliora la vita, ma cerca di modificarla secondo i propri gusti.
    Credo che si cambi prima di tutto per necessità, poi per volontà e solo infine per amore. E metto l’amore all’ultimo posto, perché in quel caso, se fosse vero amore, credo che il problema non sussisterebbe affatto, perché chi ci ama veramente non ha nessun motivo per volerci diversi.

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