Salgo la scala di legno che mi porta nel mio antro nel sottotetto; qui sono stipati i miei libri. C’è odore di carta e di resina. Dal lucernario si diffonde la luce; la mia poltroncina mi aspetta e io mi prendo il libro che avevo lasciato sulla scrivania; uno dei tanti che ho iniziato e che a turno, giorno dopo giorno riprendo in mano, a seconda dell’umore, dello stato del mio livello di curiosità per un argomento o per un altro, e che comunque in tempi variabili, leggo sempre fino alla fine, di solito. Sono una mole considerevole di materiale, ma a me non sembrano troppi, mai.
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Sono oggetti che ho raccolto nel tempo, lasciando che le onde di interesse mi portassero verso un’autore o verso un’altro, verso una corrente o verso un’altra, verso un epoca, o verso un’altra. Molti sono libri che nessuno legge più; libri che sono ritenuti vecchi, di quelli passati di moda insomma, e che mai si ritroverebbero in una vetrina di una libreria qualsiasi, di quelle odierne. Probabilmente si potrebbe trovarne qualcuno in qualche scaffale posto in alto in una vecchia fumetteria, o su una bancarella di libri usati… anzi no, usatissimi. Però poi penso, che anche gli stessi libri, tutti i libri che oggi si trovano freschi di stampa nelle moderne librerie, sono anch’essi oggetti già vecchi e che stanno passando di moda, e lo fanno in un modo repentino, velocissimo, per il semplice fatto che sono dei libri, appunto, e non dei file, delle banche dati, dei prodotti multimediali.
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Ora, lungi da me voler mettere in campo moti nostalgici che, finché una libreria esiste e io un libro posso ancora comprarmelo, non hanno motivo reale di esistere, però questa fase di passaggio dal cartaceo al multimediale inevitabilmente mi fa rendere conto che vivo fra mondi paralleli, diversissimi, eppure per certi versi fra loro simili. E non sono solo due mondi paralleli, ovvero quello cartaceo e quello multimediale, ma sono moltissimi mondi… un’infinità di mondi.
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Uno di questi, quello che la mia generazione conosce forse meglio, è il mondo calmo, silente e lento che ritrovo nella solitudine del mio sottotetto, fatto di polpastrelli che si inumidiscono sulla lingua per poi posarsi lievi sull’angolo di una pagina, sollevarla, girarla, mentre gli occhi seguono il sospiro dato dalla prosecuzione di un ragionamento che si sta inseguendo, o cercando di seguire, e dalla curiosità di capire dove quel ragionamento vuole andare a parare. E del ragionamento si sente l’odore, che è quello del sottotetto, ma anche quello dell’inchiostro, della cellulosa del legno delle travi e della carta che riempie gli spazi circostanti.
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E’ il mondo del dubbio e dell’incomprensione, del tempo necessario per riposare lo stesso polpastrello sull’angolo in alto a destra della stessa pagina, per poi girarla nuovamente, questa volta a ritroso, e poi posare gli occhi sul paragrafo che ha portato incertezza, perplessità e che ha instillato la necessità di capire meglio, di rimaneggiare nel concreto quei caratteri, quella cellulosa, quelle frasi, finché il concetto un po’ alla volta si dipana e la mente riesce a creare un filo logico. Allora, in quel mondo, il libro sembra diventare un oggetto un po’ più leggero e maneggiabile, la mano che lo tiene si sente rinfrancata da quel piccolo passo di comprensione e si sente anche più riposata, salda, con il pollice che fa capolino nel solco di rilegatura e le altre dita che si dispongono un po’ meglio sulla copertina, per riprendere da dove si era lasciato. Ecco, uno dei mondi in cui vivo è questo e, confesso, è il mondo che ho sempre amato moltissimo e che, confesso di nuovo, mi è stato di conforto e rifugio nei momenti di maggiore incertezza.
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Poi ci sono tutti gli altri mondi, quelli ai quali tutti, chi più e chi meno, è stato costretto suo malgrado o con suo grande sollievo, a seconda della generazione alla quale appartiene, ad adeguarsi; sì, perché il passaggio è avvenuto, è stato repentino, spesso quasi violento. Tutto è partito dall’era informatica, che è stata il primo approdo ai mondi altri; poi è arrivata la Rete. Ecco, la Rete è ciò che ha aperto miriadi di varchi spazio temporali, ovvero ha fatto quello che fino a pochi anni fa sarebbe stata considerata mera fantascienza. La Rete connette le menti, le epoche, i luoghi esattamente come se non ci fossero distanze, come se il tempo fosse un tutt’uno; una sorta di amalgama di connessioni sinaptiche diverse, sensazioni diverse, epoche diverse, luoghi diversi e quindi anche logiche e prospettive diverse. La diversità è un valore, specie se non puoi più farne a meno.
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In tutta questa diversità esistono altrettanti e infiniti mondi diversi, tanti quanti si potevano intuire nei libri quando si leggono e leggevano ragionamenti altrui, ma con la madornale differenza che adesso, in questi nuovi mondi, i ragionamenti possono essere creati e condivisi in tempo reale. Ecco, questa è la rivoluzione, il reale cambiamento. Se quando ero adolescente e leggevo Salgari avessi potuto scrivergli una mail (non sarebbe stato realmente possibile, perché io sono nata nel 1974 e lui è morto nel 1911, suicida a 48 anni) e magari in breve tempo avere una sua risposta, e poi riscrivergli di nuovo per controbattere alla sua mail e in due minuti decidere di passare su Skype e fare una video chiamata parlando dei sui racconti, dei suoi romanzi, ecco… se questo un tempo fosse stato possibile, presumo che io sarei stata una delle adolescenti più felici della terra.
Dal Libro di cucina Andrea Perini – Affamato come una tigre
Però rendiamoci conto, l’impossibile nemmeno la Rete riesce a realizzarlo e far rivivere i morti per fare una video-chiamata, per ora, sembra essere ancora un’attività impossibile; però la Rete può connettere chi ha letto Salgari e può fare in modo che lui, in un certo senso, riviva nella condivisione della SUA visione del SUO mondo, attraverso la condivisione fra chi lo deve ancora leggere e vorrebbe leggerlo, la condivisione fra chi lo critica e lo disprezza, la condivisione fra chi lo ama alla follia e lo sa a memoria (anche se è difficile che oggi qualcuno sappia qualsiasi cosa a memoria, penso…) e via dicendo. E così è per molti autori e artisti del passato. Per gli intellettuali (quelli veri e rari) e per gli artisti (quelli veri e rari) contemporanei invece, mi sa che dovremo aspettare che siano morti per renderci conto del loro valore; la storia insegna. Quindi niente, Skype in tal senso è pressoché inutile.
Ma detto questo, la potenza delle masse sta nell’opportunità della condivisione, perché è questo lo strumento di crescita per eccellenza. E’ la rete permette di condividere, è un’opportunità immensa; questo concetto l’ho già affrontato in passato, ma mi pare sia il caso di riprenderlo, perché è di vitale importanza, io penso. Da quel che vedo, specie per quanto riguarda la mia generazione, molti non sono ancora usciti dal sottotetto e non si sono ancora resi conto che si dovrà necessariamente uscirne; forse perché in realtà non ci pensano nemmeno ad adeguarsi all’accelerazione tecnologica. E’ fastidioso il cambiamento, specie se sembra andare contro natura, contro i nostri stessi ritmi circadiani. Però questo ci espone a dei rischi che vanno al di là del disagio dovuto all’adeguamento forzato, perché non adeguarsi implica un’arretratezza che espone al mondo, e ai mondi, nuovo/i. Il vintage va di moda e ha molto successo ultimamente e ci sarà un motivo; che sia perché il passato risulta sempre più rassicurante del presente?
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Purtroppo siamo già fuori fase da un bel po’ di tempo; nel nostro Paese sicuramente è così. Forse ci siamo dimenticati di aggiornarci addirittura da quando le macchine nel corso della rivoluzione industriale settecentesca hanno cominciato a sostituirsi a noi. Il cambiamento e l’innovazione tecnologica risultano innaturali per le menti umane, questo è pacifico; per fortuna siamo dotati di una certa capacità di adattamento che, nel caso specifico però, ci porta a una prova estrema.
L’uomo è necessariamente limitato dalla condizione fisiologica che gli è propria e fingere che questo non sia un fattore importante non so se è utile e sano. L’innovazione tecnologica, insomma, ha ritmi e tempi che il corpo umano, cervello compreso, il più delle volte disconosce, o cerca di disconoscere. Non parliamo poi dei risvolti psicologici di quello che sta accadendo… non entro nel merito, perché non ne sono competente, se non nella misura in cui le ripercussioni psicologiche ricadono anche sulla mia persona.
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Insomma, io riconosco le potenzialità immense della Rete e della tecnica, ma mi rendo anche conto delle problematiche, dei potenziali danni e dei pericoli che queste comportano per la mia persona, per la specie umana e per il Pianeta. Detto questo, io, come tutti, cerco di barcamenarmi, di capire, di adeguarmi e di trovare nei risvolti positivi di tutto ciò che la quotidianità sempre più iper-tecnologica mi porta a vivere, con ritmi che sento perfettamente non mi appartengono. Per fortuna c’è il risvolto positivo in tutto questo… anche se la mia gastrite (che mi passa solo quando salgo nel sottotetto) spesso cerca di non farmelo notare.
Risvolti positivi: i mondi paralleli di cui parlo, a parer mio, sono una fonte infinita di Conoscenza; io la vedo anche in quest’ottica, per forza di cose. E’ come se io, e tutti noi, avessimo a disposizione tutti i sottotetti ricolmi di libri della Terra. E se è così, ed è anche così, allora per me va bene, ci sta (non che il mio parere sia richiesto e dovuto, per carità), però…
Sala del mappamondo della biblioteca di Fermo
Il punto focale è però sempre lo stesso e può sembrare scontato: le opportunità immense che può fornire la Tecnica e la Rete vanno sfruttate nel migliore dei modi, ovvero per diffondere Cultura, Conoscenza e di conseguenza consapevolezza. Va però preso anche atto che sono potenzialmente anche delle armi a doppio taglio, perché uno strumento che può raggiungere chiunque e fornire informazioni in merito a qualsiasi cosa, può essere usato per scopi anche poco nobili ed etici che con la Cultura e la Conoscenza non hanno molto a che vedere, questo è pacifico.
Risvolti negativi e potenzialmente negativi: Pensiamo all’utilizzo del Web da parte di pedofili e trafficanti d’armi, ai traffici umani di persone, di organi e alle peggio nefandezze di cui l’essere umano è capace. Al peggio, quando si parla di specie umana, non c’è mai fine.
Immagine dal sito www.remocontro.it
Lungi da me fare l’allarmista o la catastrofista; non ci penso proprio, ma la responsabilità che tutto questo comporta per ogni singolo elemento “sano” e connesso alla Rete, richiede che si maturi in tempi veloci una consapevolezza e una mole di conoscenze tale da tamponare derive negative nell’utilizzo dei mezzi multimediali; le porcherie elencate sono già una realtà da combattere e demolire. Le responsabilità che tutti abbiamo vanno nella direzione della difesa di noi stessi e dei soggetti più vulnerabili, come i bambini o i giovanissimi, gli anziani, le persone in buona fede che soccombono a truffe, penso alle vittime di ciberbullismo, alle attività di psico sette che mediante il web reclutano soggetti deboli, alla pornografia illegale e via dicendo… Mi fanno letteralmente ribrezzo anche quelli che sfogano aggressività e frustrazioni con una violenza inaudita nei commenti, fatta di parole, certo, ma non per questo meno devastante e da condannare, tutt’altro!
Dal sito www.sociologicamente.it
Non so quanto ce ne rendiamo conto, ma la responsabilità di vigilare in tal senso è di tutti; noi che vogliamo un accesso libero e consapevole ai mezzi multimediali abbiamo e dobbiamo imparare a gestire anche questi aspetti e segnalare siti e attività dubbie a chi di competenza. La Polizia Postale esiste per questo e in questo modo si fa anche prevenzione, per noi e per i più vulnerabili.
Perché i mondi paralleli del web in cui noi tutti oggi viviamo, non sono sempre lindi, puliti e tranquilli come i nostri sottotetti ricolmi di libri, purtroppo. Dobbiamo tendere anche a questo tipo di consapevolezza. E si può fare; la parte “sana” del web che è la maggioranza dell’utenza, per fortuna si sa organizzare e in tal senso sta già facendo il suo buon lavoro e questo è importante, fondamentale. Facciamo che i mondi virtuali paralleli ai quali ci dobbiamo adeguare siano dei luoghi belli dove potersi muovere in sicurezza e libertà; facciamoli crescere in modo sano e rendiamoli costruttivi, utili, belli, sani e sicuri. Forse in questo modo renderemo migliori anche i nostri mondi reali e magari riusciamo ad invertire una tendenza che fino ad oggi ci sta portando ad una ormai consapevole e stupida autodistruzione.
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E bando alle retoriche e alle frasi fatte, però la Rete e il Web è a questo che dovranno servire; a correggere i nostri errori prima che sia troppo tardi e a migliorare i nostri mondi, virtuali o meno, per lasciare dei luoghi belli da vivere a chi verrà dopo di noi; non delle cloache piene di porcherie, virtuali e reali.
A me piacerebbe che i nostri mondi paralleli somigliassero a questo dolcissimo sorriso, ad esempio: