Curare l’inquietudine

Alla fine siamo tutti umani, in modo imperfetto e irrazionale; sono le esperienze che ci capita di vivere, quelle che ci cadono addosso nostro malgrado a mettere in evidenza questa verità. Magari si tende a pensare che siamo in grado di far fronte a tutto con la dovuta razionalità e capacità di discernimento; può darsi, forse il più delle volte i bagagli accumulati ci permettono di reagire alle circostanze della vita in modo fermo, ragionato e consapevole. Eppure esistono mondi dentro di noi, dentro tutti noi, che non conosciamo abbastanza, mai abbastanza, per metterci al sicuro da noi stessi. E questo un po’ spaventa ed allora si possono seguire due strade: una è quella di continuare ad ignorare una parte di noi e l’altra è quella di affrontarla. Nella maggior parte dei casi, un po’ perchè è più comodo e un po’ perché entrare nei labirinti personali è il viaggio che fa più paura in assoluto, non ci si fa caso, si cerca di non parlarne, di non focalizzarsi mai su quei segnali impercettibili che ogni tanto ci mandano dei messaggi reconditi, il più delle volte sottili, difficilmente interpretabili se filtrati da un ragionamento razionale. Eppure questi mondi ci condizionano e condizionano chi ci sta vicino, che ne siamo consapevoli o meno. Ed il condizionamento è spesso sconcertante; personalmente lo trovo curioso, proprio perché è difficilmente collocabile entro una sfera di rassicuranti spiegazioni razionali. Il punto è che personalmente faccio fatica ad ignorare ciò che non capisco. Non ci posso fare niente; se incappo in qualche cosa che non riesco a definire, perché ho dei limiti, perché non ho gli strumenti per poterlo sondare, rendere comprensibile alla mia scarsa schiera di neuroni affannati, allora m’inquieto e m’incaponisco. E oltre a ciò che mi è proprio nel senso più intimo della mia condizione umana, troppo umana, moltissimi altri fenomeni che osservo in Natura mi risultano incomprensibili e proprio per questo mi affascinano e mi coinvolgono. La conseguenza di ciò è che vivo in uno stato di perenne inquietudine. Ed ho provato a liberarmene, a fare l’indifferente, ma non funziona. Questa è un’altra di quelle cose inspiegabili che mi rende a sua volta inquieta. A volte penso che se tutte le menti del mondo fossero in grado di connettersi avremmo le risposte alle nostre domande; a tutte le nostre domande, intendo. Penso che se fossimo in grado di condividere in modo chiaro ed inequivocabile le nostre esperienze e le nostre conoscenze, potremmo arrivare tutti ad un livello di consapevolezza che ci permetterebbe di uscire dalla nostra condizione misera. Misera perchè limitata e limitante. Ecco, quando penso questo mi viene da guardarmi attorno e chiedermi se ci sapremo mai creare un modo per poter arrivare a tanto, un giorno. E poi mi vien da dire che, forse, una bozza di questo strumento è già nelle nostre mani; voglio dire che abbiamo già uno strumento che consente una condivisione di conoscenza pressoché illimitato, se ci pensiamo. Che cos’è la Rete se non questo? E allora, mi chiedo, perché non siamo in grado di giungere a questo livello di consapevolezza che ci liberi finalmente dalla nostra condizione limitante? La risposta credo stia nel fatto, a parer mio, indiscutibile che per poter arrivare ad un obiettivo è necessario prima riconoscerlo e poi perseguirlo con consapevolezza. Paradossalmente non possiamo essere consapevoli perchè non siamo consapevoli di volerlo essere. Non ci mancano gli strumenti, ci manca la consapevolezza di dover tendere tutti a un livello evolutivo superiore. E allora non ci rimane che provare ad arrancare quotidianamente in questo marasma di dubbi e paure, finché le paure non verranno soverchiate dalla Conoscenza e sempre più umani smetteranno di essere troppo umani. Ed è per questo che la Conoscenza non è nulla se non è condivisa e condivisibile. E allora non mi si venga a dire che quando una persona apre un blog lo fa solo perchè si annoia; non è così. Le persone aprono un blog perché hanno qualcosa da dire, anche in merito a quei mondi reconditi che nel loro quotidiano non riescono ad esprimere o a definire. Un blog non è uno sparare cretinate a zero “tanto per esserci”; questo è forse ciò che accade più sovente nei social meno impegnativi e che lasciano uno spazio limitato al ragionamento, perchè fondati su reazioni emotive più o meno pilotate. Senza voler generalizzare, quando mi accosto ai social di questo tipo la sensazione che ho è la stessa che ho provato guardando film come “Il nome della Rosa” o “Giordano Bruno”; la gente non ha mai veramente smesso di mettere al rogo ciò che sente diverso e quindi minaccioso dal proprio rassicurante vivere quotidiano. La Rete è uno strumento formidabile per le potenzialità in termini di condivisione di conoscenze; usarla per tentare di estraniarsi dal reale anziché per aiutarci reciprocamente a capirlo è un modo stupido di usare uno strumento preziosissimo. E finché la stupidità dilaga e mette in ombra l’intelligenza che, anche se spesso si fa fatica a crederci, è potenzialmente di tutti, perderemo l’occasione per migliorarci. Confido in quelle persone che scrivono e pubblicano immagini e pensiero pulito (nel senso che non è zavorrato da paure e fobie che lo rendono inutile e spesso gratuitamente offensivo del “diverso”) con il fine di condividere conoscenza. Sono molte e mi si permetta di dire che in un certo senso, io a queste persone sono estremamente grata.