Come dissacrare la “Legge Del Nulla Imperante” divertendosi un sacco!!

“NON DISTINGUERTI!!!”

Sono queste le due parole d’ordine implicitamente dettate dai social.

E tutti obbediscono, più o meno inconsapevolmente. Tutti, o quasi… forse si salva qualche bloggher, qualche you tuber… per il resto, tutto si uniforma alla “Legge del Nulla Imperante”, perché quando tutto è piatto e uniforme, quando tutto corrisponde a tutto, allora tutto si azzera in se stesso; una legge non scritta, subdola e implicita, ma precostituita, assoluta, entrata in vigore parecchio tempo fa, oramai, e che i social hanno avuto la forza di amplificare all’ennesima potenza. Eppure se c’è una cosa che i social paradossalmente mi permettono di fare, è proprio dissacrare questo principio che sembra insindacabile, inamovibile e inviolabile… lo faccio a modo mio, nonostante la “Legge”.

Cerco di farlo come lo fanno altri… non molti, ma ce ne sono… e spero siano sempre di più!!

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Una storia – Gipi – Ediz. Coconino Press Fandango

L’uniformità alla quale i social ci vogliono portare, e in buona parte ci hanno già portati, è una forma abnorme di pensiero, del tutto innaturale, o forse no… forse, parlando di noi esseri sociali, il bisogno di uniformità si rifà agli istinti più reconditi dell’animo umano: alla paura del giudizio, della solitudine, dell’abbandono… e per questo, in fin dei conti, appartiene fin troppo alla natura umana. Ma tutto ciò che ha a che fare con la paura atavica, impedisce la crescita, esigenza di uniformità compresa. Il fumetto, il raccontare storie con le immagini è un inno al “diverso”, quello che spaventa tanto, ma che in una storia raccontata in questo modo, alla fine risulta  estremamente gradevole e insegna che le paure sono nella nostra testa e in fin dei conti possono essere elaborate e spazzate via da una pennellata di colore e da una risata.

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L’immagine è di Igort ed è presa da Oblomov Edizioni 

La necessità di “non distinguersi troppo” si insinua nelle menti con il falso intento di essere a sua volta apparentemente dissacrante e rivoluzionario, portando un falso valore assoluto a quella smania adolescenziale (che nel caso dei social rende impossibile crescere) di apparire, di esserci ad ogni costo, di fare parte del gruppo, di stupire fino a sfiorare il ridicolo… tanto da costruire personalità altre, finte e parallele, tanto da calare poi il nuovo personaggio nel reale cadendo in una sorta di delirio border line, come se non ci fosse più un confine fra il fasullo ed il vero, come se le sub personalità più o meno psicotiche di ognuno dilagassero a piacimento nell’etere, libere poi di riversarsi in un caos quotidiano di confusa incertezza.

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L’immagine è presa dalla graphic novel “Maus”.

Ed è tutto voluto, parrebbe. Da chi? Da chi sa che nel caos non c’è ragione, non c’è lucidità, non c’è capacità di discernimento. E chi non sa distinguere il vero dal falso è un ottimo servo, perché lascia decidere il padrone. E’ un’ atteggiamento molto più comodo e non comporta responsabilità.

Ebbene, forse non c’è proprio nulla da ridere in tutto questo, ma non posso nemmeno pensare che la soluzione sia dare spazio all’orrore che il vuoto imperante potrebbe fare nascere negli animi di chi ancora è parzialmente, o in rari casi, del tutto senziente. Non che io sia del tutto immune… nessuno probabilmente lo è, ma almeno ci provo. E allora sono giunta alla conclusone che il miglior modo per affrontare la situazione sia renderla divertente; è un modo per combattere la battaglia, per non farsi sopraffare da un senso di depressione e tristezza che dilaga fin troppo e ovunque.

Lo si può fare; il divertimento è un’arma potente, perché schiaccia chi risucchia energia e rinvigorisce gli spiriti e, diciamocelo, di spiriti spenti che hanno estremo bisogno di rinvigorirsi ce ne sono in giro fin troppi.

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Non è semplice, perché tutto ciò che ci circonda tende a vampirizzarci, a toglierci energia: dalla violenza imperante e fine a se stessa che vediamo nell’80 % dei video grammi televisivi (il resto sono spot che ci spingono all’accumulo di oggetti perlopiù inutili), alle notizie catastrofiche che ci martellano il cervello dal primo mattino fino a un minuto prima di addormentarci;

dalle immagini brutte degli edifici che ci circondano, al degrado umano che riempie le città di porcheria chimica (il dilagare delle droghe anche in città che fino a ieri erano ritenute parzialmente pulite, ha come scopo primo il rincoglionimento delle masse… visto che la religione non tira più, si è passati alla distribuzione massiccia dell’oppio vero e dei suoi derivati, dei quali anche gli insospettabili oramai fanno largo uso);

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 Immagine di Andrea Zanardi

dalla stupidità e dall’egoismo imperanti in ogni contesto sociale, a partire dal più piccolo ufficio di periferia fino ai contesti famigliari, sgretolati dal falso senso di libertà fomentato dal sacrosanto e adolescenziale (si fa per dire) rifiuto di responsabilità;

dalla smania di competizione e arrivismo maligno, ai giochetti ipocriti di potere che prendono esempio dal peggio che i social producono;

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Al di là del bene e del male – Illustrazione di Ciro Fanelli

dalle prevaricazioni gratuite al bullismo, fino ad arrivare alla violenza più truce, compresa quella psicologica e subdola trasposta nel quotidiano, come se fosse cosa normale, come se fosse un’immagine come le tante che ogni giorno ci accompagnano da un maxi schermo pervasivo malevolo e grottesco che ci insegue in ogni dove; Il Grande Fratello della feccia imperante!

E così le persone stesse che ci circondano nel quotidiano sono vittime e carnefici, sono spugne di violenza e di quel nulla di cui parlavo poco sopra; spesso sono questo: degli inconsapevoli vampiri energetici che cercano un refolo di energia ovunque possano risucchiarla, perché tutto attorno a loro contribuisce a svuotarli. Larve umane in cerca di sostanza che riempia il vuoto imperante. E quindi preferisco la solitudine, lo ammetto; è una questione di sopravvivenza.

E’ forse questo il motivo per il quale da anni (quasi 20 ormai) rifuggo facebook e ho buttato la televisione, mentre una delle mie passioni, oltre ai libri, sono i fumetti, quelli di un tempo, come quelli attuali, quelli che escono a puntate e quelli d’autore e in forma di romanzo illustrato che ti leggi in una notte, perché vuoi sapere dove vogliono andare a parare, come va a finire… esattamente come fai con i romanzi belli, quelli fatti di “sole parole”, come faresti con i classici della letteratura, perché spesso una bella storia illustrata ti porta nello stesso mondo nel quale ti porterebbe un classico, solo che lo fa in un modo diverso, fatto di immagini e parole.

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Immagine tratta da “Blankets” – scritto e illustrato da Craig Thompson

E’ un modo per resistere, per boicottare il risucchio energetico dilagante e virulento. Certo a volte non basta, specie se si è costretti a vivere in contesti stretti, dove le persone sono vuote loro malgrado, e  a loro volta sono in cerca perenne di energia gratuita.

Però i fumetti, come i libri, come la pittura, come i boschi, le montagne e la natura, sono un serbatoio sempre a disposizione, quindi questo rincuora, è salvifico; ed è forse perché faccio parte di quella generazione che ha imparato a guardare al mondo attraverso le immagini, più che attraverso le parole, che leggere una graphic novel è spesso molto più allettante e non meno appassionante che leggere un romanzo tradizionale; ed essendo più semplice, appare più leggero, per nulla faticoso ed estremamente divertente. E’ un modo fantastico per battere un sistema che usa le immagini per vendere fuffa e disperazione con le sue stesse armi!! L’arte del’immagine messa a servizio dell’umanità! Suona bene, no?!! Specie se si pensa che fino ad oggi il simbolo, l’immagine, sono stati usati in larga misura per soggiogare le masse.

Milo Manara racconta Caravaggio, presentato secondo volume

Caravaggio- La tavolozza e la spada – disegnato e scritto da Milo Manara

Il mondo dei fumetti è sconfinato e fortunatamente è colmo di talenti assoluti, sia attuali che del passato, che producono un tipo di Cultura con la “C” maiuscola e anche se in Italia non siamo messi benissimo in termini di promozione dell’editoria fumettistica, c’è gente seria che ci sta lavorando e questo dà fiducia.

Infatti di fiducia in queste persone di talento ne ho da vendere e cerco di fare il pieno a cadenza regolare; me la conquisto con le Sturmtruppen di Bonvi, con i Peanuts di Schulz, con i supreroi della Marvel, con Tex di Calep con il Dylan Dog di Scalvi, con i manga giapponesi, con i graphic novel di Gipi e Fior, con gli albi di Manara e di Igort, con le meraviglie di Zao Dao, con Zanardi, con Blankets di Craig Thompson, con Maus di Art Spiegelman e centinaia e centinaia di altri immensi e meno immensi, ma tutti meritevoli di essere letti, riletti, visti e rivisti!

il soffio del vento tra i pini

Il soffio del vento tra i pini – Illustrato e scritto da Zao Dao – Edizioni Oblomov

La “legge del nulla imperante”, per me ha le ore contate… o quantomeno si deve privare per forza di cose, di tutte quelle ore che la gente dedica a leggere un fumetto.

Di primo mattino…

Di primo mattino, quando ancora tutto è parzialmente quieto, le atmosfere di stagione arrivano al centro del petto con un intensità che poi, nel corso del giorno, va lentamente a sfumare, e in certi frangenti arriva a spegnersi, come fanno le braci coperte da troppa cenere pesante.

E ogni stagione ha la sua atmosfera, il suo odore, la sua luce, il rumore particolare fatto di mille suoni particolari; di primo mattino tutto questo è avvolgente e a volte soverchiante, ma se ti trovi lontano dai centri abitati, non è fastidioso e mai eccessivo, è leggero e nel contempo imperante rispetto a tutto il resto.

L’inizio di un nuovo ripetersi di cicli più lunghi e lenti trova il suo apice nell’inizio di altri cicli più brevi e repentini; la vita è come una spirale che si dilata fra mille altre piccole spirali che prendono origine ognuna dallo stesso, unico punto cardine. Di primo mattino puoi sentire il vortice e puoi capire l’istante e qual’è il punto esatto in cui ti collochi, qual’è il centro del tuo vortice personale.

Ed è in quei rari momenti di appartenenza che in certo senso ti polverizzi in mille microparticelle e ti senti dispersa e nel contempo sai esattamente qual’è il tuo posto, dove devi stare, come devi starci e per quanto tempo. Vale la pena svegliarsi presto e porre attenzione alle atmosfere di stagione.

Sono grata al colore…

Sono grata al colore, alla freschezza delle albe di primavera, ai boschi e ai profumi del pulviscolo sottile d’acqua che sale dalla terra nera e umida mentre le linfe si risvegliano e scorrono più veloci; sono grata al giorno che si solleva leggero dalle foglie tenere, dalle rugiade nate nella notte sull’erba.

Sono grata alle nebbie che lambiscono e accarezzano i monti; sono grata al sole, prima gentile e discreto che culla i risvegli, e poi grandioso e immenso mentre si stende sulle cose del mondo.

Sono grata alla luce viola della sera che accompagna il silenzio dei crepuscoli.

E sono grata alla notte, al silenzio e alle sfumature indaco delle nuvole dipinte dalle stelle; sono grata a tutte le lune che piano accompagnano gli occhi nell’ombra morbida, abbracciano il viaggio del sogno e calmano il giorno.

Sono grata all’epifania perpetua dei riflessi  caldi del risveglio e alle mattine di fiaba come queste.

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Le “mie” montagne, le “mie” albe.