DALTANIOUS

Io sono nata nel 1974, quindi quando ero bambina negli anni ’80, in televisione (che allora guardavo perché ne valeva la pena), davano tantissimi cartoni animati giapponesi e fra questi primeggiavano quelli che avevano come protagonisti dei robot straordinari guidati da degli umani. Da Mazinga a Goldrake, da Jeeg Robot d’Acciaio a Daitarn 3 a Trider G7 e Daltanious. Ecco di quest’ultimo ho amato tutta la serie, ma in particolare mi piaceva pazzamente la sigla che cantavo in continuazione a squarciagola per la gioia dei miei compagni di scuola che, loro malgrado, mi dovevano sopportare anche sul pullman che mi veniva a prendere e mi portava a scuola mentre mi esibivo in sguaiate performance canore. Ebbene per la gioia di tutti i nostalgici amanti di manga, cartoon e fumetti, fortunatamente in rete si trovano tutte le sigle dei cartoni animati di allora e fra queste c’è ovviamente anche la sigla di Daltanious!!! Ebbene, ci credete che ancora oggi se mi capita di risentirla, per almeno una settimana poi non riesco a smettere di cantarla? Proprio ci provo un gusto fisico!! Vi metto il link, così potete capire di che parlo.

Sigla di Daltanious

DALTANIOUS

Questa sostanza canora che fin da quando ero un’infante mi dà un’ assuefazione cronica, apriva e chiudeva le puntate della serie (a volte le sigle di chiusura e di apertura di uno stesso cartoon erano diverse), e s’intitola, udite udite: Daltanious, giusto per non avere dubbi. E’ stata scritta da Franco Migliacci, sulla musica di Massimo Cantini e con l’arrangiamento di Alessandro Centofanti, eseguito dai Superobots alias Superband alias Roking Horse e cantata da Rino Martinez. I superobots cantarono moltissime sigle dei carton di quegli anni e insieme a Cristina Davena, i Cavalieri del re e pochi altri, penso fossero fra i più popolari cantanti di sigle televisive per bambini.

La serie di Daltanious è di 47 episodi dei quali credo di non averne perso nemmeno uno. Li trovate in rete su youtube e ovviamente ve li consiglio.

Quel che accomuna i manga di questo tipo ed i cartoon’s che da essi vennero tratti, sono i principi di giustizia, lealtà e amicizia che volevano esserne alla base. Il fatto che i buoni si sapeva perfettamente chi erano ed i cattivi anche, e sto fatto che la lotta era sempre quella del bene contro il male, del giusto contro l’ingiusto e delle forze della luce contro le forze delle tenebre, non lasciavano dubbi: gli eroi da imitare erano quelli buoni, punto! Perché i buoni soffrivano e noi bambini soffrivamo con loro, ma alla fine vincevano sempre.

DALTANIOUS31

Questo è Daltanious in tutto il suo splendore. Mi sono chiesta in età più adulta se tutte quelle croci rosse che ricordano tantissimo le croci templari, nonché la spada brandita a mò di Arcangelo Michele fossero casuali… mah… tant’è che i principi che Daltanious incarna somigliano parecchio a quelli che porta avanti l’angelo guerriero di origine cristiana, per non parlare del leone sul petto, che sappiamo tutti è un altro simbolo cristiano e in particolare di uno dei 4 evangelisti. Ci sarebbe da ragionarci su e magari lo farò con chi è interessato a questi aspetti legati al simbolismo.

Tuttavia, tornando un po’ all’epoca di allora, mi ricordo che ti immedesimavi e ti incazzavi proprio di pancia con gli alieni Akron, perché erano evidentemente nel torto, erano brutti, brutti e cattivi, cattivi e non vedevi l’ora, di puntata, in puntata che il bene e la giustizia prevalessero e vincessero una volta per tutte sul male e sulla cattiveria di quegli alieni venuti per distruggere la terra!! Perché lo sapevi che sarebbe finita così, e cioè che l’arcangelo… heeem… che l’eroe avrebbe vinto, ne avevi la certezza… era solo questione di tempo. Funzionava così all’epoca, era tutto molto semplificato e tu crescevi pensando che anche il mondo fosse semplice semplice, che c’erano i buoni e i cattivi e che tu per essere come Daltanious dovevi essere buona, e potevi contare sugli amici, che erano tutti leali e pronti ad aiutarti e su molte altre persone buone come te che con te combattevano una battaglia comune, perché non contemplavi nemmeno l’idea di essere qualcosa di diverso da questo, non c’erano alternative; solo così avrebbero vinto i giusti e i buoni e anche tu ne saresti uscita vincitrice.

E invece poi cresci e ti rendi conto che essere buoni non paga molto e che non è vero che ti porta a vincere, perché la bontà ti porta a stare indietro, a soffrire moltissimo e a chiederti dov’è che stai sbagliando. A un certo punto ti vengono i classici dubbi da ingenua adolescente, ecco. Ti vien da pensare che se vuoi uscirne, non dico vincitrice, ma almeno viva, devi essere molto più cazzuta e stronza di un alieno Akron, perché il mondo  è colmo di insidie e ambiguità e non c’è molta chiarezza fra il bene e il male e fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Sarebbe bello, ma non è. Te lo figuravi così da piccola, vedendolo attraverso gli occhi dei supereroi, ma ti hanno mentito, forse perché è giusto che ai bambini si insegnino le cose giuste da pensare e da fare e si spera che poi la vita non sia troppo bastarda con loro. Almeno posso dire che finché ci credevo che la giustizia era ciò che tutti gli umani perseguivano come principio primo, e la luce vinceva sempre sulle tenebre, stavo da dio e tutto sommato è durato per un periodo abbastanza lungo, dài. E’ stato bello, e mi piace ricordarlo… quel mondo fatto di buoni principi. Il punto critico è stato quando ho scoperto che gli alieni Akron sono fra noi… per questo cerco di tranquillizzarmi ogni tanto, cantando la mia sigla preferita.

Vi lascio anche il testo… e se ve lo imparate a memoria, magari possiamo cantarlo insieme un giorno 😀

Daltanious
Daltanius… Daltanius… vai…
per Daltanius che compare giu’
e il nemico non esiste piu’
e’ Daltanius che ci aiutera’
super-balestra, frecce, spada, lame, boomerang
odia gli stupidi
aiuta i deboli
dagli invasori ci difendera’
lui si sacrifica
lo sa che è l’ultima
speranza dell’umanita’
extraterrestre via
da questa Terra mia
togli le zampe o ce le lascerai
ti spacca in quattro lui
ci fa una croce su
e tu non ci sei piu’
per Daltanius che compare giu’
e il nemico non esiste piu’
e’ Daltanius che ci aiutera’
non s’arrende mai, è troppo forte
non è nato ancora chi lo battera’
ha in mente Kento e va
con le astro-gambe va
e il suo leone in petto ruggira’
tutto disintegra
quando gli girano
le lame boomerang
trappole, agguati, trabocchetti, imboscate lo circondano
mostri giganti e striscianti serpenti, è in pericolo
Daltanius non si fermera’
e’ troppo forte e vincera’…
odia gli stupidi
aiuta i deboli
dagli invasori ci difendera’
lui si sacrifica
lo sa che è l’ultima
speranza dell’umanita’
extraterrestre via
da questa Terra mia
togli le zampe o ce le lascerai
tutto disintegra
quando gli girano
le lame boomerang
per Daltanius che compare giu’
e il nemico non esiste piu’
e’ Daltanius che ci aiutera’
non si arrende mai, è troppo forte
non è nato ancora chi lo battera’
per Daltanius che compare giu’
e il nemico non esiste piu’
e’ Daltanius che ci aiutera’
non si arrende mai, è troppo forte
non è nato ancora chi lo battera’
per Daltanius che compare giu’
e il nemico non esiste piu’
e’ Daltanius che ci aiutera’
non si arrende mai, è troppo forte
non è nato ancora chi lo battera’…
Compositori: Francesco Franco Migliacci / Fabio Massimo Cantini
Testo di Daltanious © UNIVERSAL MUSIC PUBLISHING RICORDI SRL.

 

 

Goldrake e Mazinga coltivavano il dubbio; forse ne sono certa!

Personalmente credo di avere la vocazione dell’ottimista disillusa. Di mio sono sempre stata una che ci crede, ma non troppo, a volte non abbastanza… dopo una certa età forse non ci credo per niente, non davvero…così, per scaramanzia, perché non si sa mai. Crederci troppo è tanto poco saggio come non crederci per niente. Mi barcameno nella via di mezzo, quella che spesso smarrisco addentrandomi nelle selve oscure, ma, in fin dei conti, chi non si perde non sa poi trovare soddisfazione nel ritrovarsi. A me sta bene così. Le certezze mi creano diffidenza, mentre il dubbio mi sta simpatico.

E allora ci sguazzo, nei dubbi, forse troppo, ma cerco di non darlo a vedere, che un minimo di senso di sicurezza è necessario farlo passare al prossimo, altrimenti ti prendono poco sul serio; nel peggiore dei casi potrebbero prendermi per matta. Non che mi creerebbe particolari scompensi se i miei simili mi prendessero per matta; sarebbe la conferma che sono sulla strada giusta, presumo. Tutto ciò che esula dalla regola prestabilita mi ha sempre trasmesso un’innata simpatia. Lo so, c’è un non so che di sovversivo in tutto ciò, ma non ci posso fare niente.

Anche in Natura, per dire, quelli che a noi che La osserviamo sembrano essere degli “errori”, delle dissonanze, degli strappi alla regola, in definitiva, se ben ci si pensa, non sono altro che Natura, e questo è tutto. Ma noi abbiamo un cervello che per funzionare ha bisogno di classificare, di riordinare, di prestabilire dei limiti entro i quali far girare gli impulsi da una sinapsi a un neurone e da un neurone alla sinapsi successiva, e allora, quando ci capita che qualche elemento nel nostro vivere esula dall’ordinato e dall’ordinario, la crisi si affaccia beffarda.

La paura; è la paura la prima sensazione che si fa strada quando dobbiamo affrontare qualche cosa che ci è ignoto, che esula dai confini prestabiliti che noi, o qualcun altro per noi, abbiamo predisposto. Non intendo il tipo di paura buono, quella che istintivamente ci mette nelle condizioni per evitare un pericolo incombente e reale. Parlo della paura subdola e strisciante, invisibile; quella che ti fa lavorare di fantasia, elaborando complessissime elucubrazioni (le famose seghe mentali) castrando sul nascere ogni nuova idea o visione delle cose. Se poi si ha la sfiga di incappare in consimili che la paura se la coltivano aggrappandosi alle solite e noiose certezze inconfutabili che hanno sentore di dogmi indiscutibili, allora il pantano si fa davvero profondo, melmoso e soffocante.

Ecco, dopo attenta analisi, agli albori della mia propensione all’incontenibile, problematica e patetica logorrea imbevuta di inestricabili dubbi amletici, ho concluso che questo tipo di paura è  estremamente dannosa per il buon cammino in questa valle da molti ritenuta oscura, ma per me poi nemmeno tanto oscura, perché non porta a nessun risultato buono e a nessun risultato cattivo. Intendo dire che limita la crescita, la sperimentazione, che è causa di involuzione, di staticità, di regressione. Tutte ròbe che non mi interessano.

E allora da un po’ di anni ho deciso che sta ròba c’era un solo modo per levarmela di torno. Memore delle innumerevoli puntate delle più blasonate serie di cartoon anni ottanta dove il bene soffre molto e a lungo, ma alla fine sconfigge SEMPRE il male, ad un certo punto, immersa in quello stato di totale e sublime immedesimazione in fiabe, storie, e favole che si sperimenta (purtroppo) solo in quella particolare e meravigliosa età infantile, ho deciso che sarei stata l’eroina della mia esistenza, che mi sarei messa la maschera dell’Uomo Tigre, che mi sarei infilata nella testa di Mazinga Zeta e mi sarei messa ai comandi, che sarei diventata una dea sulla scia delle avventure di Pollon, che mi sarei innamorata di un cane come Spank e che avrei affrontato a neuroni nudi e una volta per tutte l’avversario numero uno, ovvero ME Medesima con tutti i miei limiti e le paure annesse e connesse.

Ok,ok, può sembrare patetico… forse perché siamo adulti e per un adulto lo sembra. Ma se ci si pensa, non è poi così ridicola sta cosa.

Non sto qui a elencare le battaglie perse, i momenti in cui il colpo segreto dell’avversario sembrava proprio avere la meglio, i patimenti e gli sbattimenti per arrivare ad usare le lame rotanti nel modo giusto e al momento giusto, le angherie subite da parte del o della, o dei cattivi, sporchi bastardi di turno. Tutti sanno benissimo in che cosa consiste il peggio di un’esistenza umana, se non altro perché ognuno conosce il suo personalissimo peggio e a tutti pare che a nessuno possa capitare un peggio peggiore del proprio, quindi, onde evitare di cadere nel patetico alla Dolce Remì, sorvoliamo.

Mi interessa invece parlare di quando alla fine di inenarrabili puntate che duravano spesso anche degli anni accumulati ad altri anni durante i quali le disavventure sembravano non avere mai fine, alla fine arrivavo alla vittoria, ovvero alla sconfitta del nemico con la conseguente salvezza del mondo intero… del mio mondo, ovviamente.

A salvare il resto del mondo, quello che ci accoglie tutti, ci vogliono moltissime altre puntate e moltissimi altri sbattimenti, inenarrabili fatiche e patimenti da parte di moltitudini di guerrieri che combattono il buio, ovvero l’ignoranza e la paura. Ecco, per salvare l’umanità da se stessa, ci vorrebbero tutte le storie, tutti i libri e tutti i film che le menti umane hanno prodotto nei secoli (parlo di quelli che valga davvero la pena vedere e leggere); una ròba stile Guerra dei Mondi, per capirci… una ròba alla Tolkyen… ma molto più epica, cruenta, estesa e probabilmente spaventosa e inenarrabile… e forse ancora non basterebbe.

Qualcuno ci sta lavorando e nel mio piccolo, con i limiti che sono propri del mio personaggio, io pure cerco di fare il mio. Salvo il mio mondo dalle certezze inconfutabili per salvare il resto del mondo dalla paura. E’ così che farebbe Goldrake, forse!

Ma quello che davvero volevo dire con questo delirio partito sul serioso, ridicolo andante e sfociato nel nostalgico comix con moto, è che nel momento stesso in cui ho deciso che io dovevo trasformarmi nella super eroina di turno e combattere, oltre ai missili rotanti, mi sono procurata altre armi ed è stato allora che ho cominciato a divertirmi davvero. Tutto il resto è preambolo, e anche piuttosto noioso.

Perché è così che va e Capitan Harlock insegna; se smetti di temere la paura, allora la paura smette di corteggiarti e tu smetti di sbavare litrate di insofferenza sui cuscini gommosi della noia. L’arma migliore in assoluto per garantirsi delle piccole, a volte invisibili, ma non per questo meno significative, vittorie quotidiane è la Conoscenza.

Esistono guerrieri che hanno la vocazione di insegnare in modo efficace e sublime l’arte di questa guerra; lo fanno nel loro modo specialissimo e così sanno sconfiggere il buio e la paura. Io ne ho conosciuti alcuni; sono stati pochi, ma fondamentali. A loro devo la parte più buona del gusto che oggi ha la mia vita. A loro va la mia gratitudine. E un po’ di gratitudine va anche a quelle menti che a suo tempo hanno creato i cartoon anni 80 ed a tutti i creativi che colorano il mondo di intelligenza e Bellezza.