Ho saputo da voci straniere…

Ho saputo che da qualche parte, in un tempo remoto, la nebbia planava ogni sera e avvolgeva le cose; quieta, lenta, morbida come l’abbraccio dei petali chiusi.

Mi hanno detto che avveniva all’ora del crepuscolo, quando gli uccelli piano smettono il canto della sera ed i silenzi prendono sotto braccio le ombre, accompagnandosi verso i sogni della notte.

Ho saputo, poi, che con la nebbia, alle case con le imposte chiuse, si avvicinavano gli spiriti dei boschi e sussurravano il canto dei venti freschi e leggeri che scendevano dalle montagne, per poi salire in alto lungo i pendii dei pascoli fra refoli di veli candidi e spuma di pulviscolo d’acqua.

Mi hanno detto che quando questo accadeva i bambini sentivano quei canti e si stringevano l’un l’altro, mentre qualcuno accanto al fuoco, raccontava loro di terre lontane e di maghi e folletti che popolavano il mondo.

Mi hanno detto che in quel tempo la pelle delle donne profumava di aria fresca quando rientravano nelle loro case dai campi alla sera, e le mani degli uomini erano felici della terra e delle resine dei boschi.

Ho saputo queste cose da delle voci che venivano dal silenzio e che mi parvero straniere quando mi vennero a trovare, e ho pensato di lasciarle dette qui, queste cose, prima che svaniscano ancora e di nuovo, come fanno le nebbie quando si allungano al mattino sugli specchi d’acqua, per poi dileguarsi sui bordi, lungo le vallecole in ombra.